Da fundraiser a manager della sostenibilità

Da molto tempo osservo e cerco di comprendere le caratteristiche del fundraiser nell’impresa sociale. Cosa ho capito? Che alla cooperativa sociale o all’ente del Terzo settore che gestisce direttamente servizi non serve (solo) una figura dedicata alla raccolta fondi, ma un vero e proprio manager dedicato alla sostenibilità dell’organizzazione stessa.

Cosa intendo per manager della sostenibilità? Una persona in grado di affiancare l’imprenditore sociale nei processi decisionali e gestionali affinché le scelte dell’ente possano attivare processi produttivi e servizi in grado di generare una positiva redditività; deve inoltre avere le competenze per comprendere quali processi e/o progetti possono includere nel loro piano di sostenibilità il fundraising donativo.

Un’impresa sociale, infatti, dovrà collocare il fundraising all’interno della sua sfera finanziaria, tra la fiducia delle banche (affidamenti bancari) e quella dei soci (prestito sociale) passando da nuovi strumenti -come i social bond- che legano a doppio filo i prodotti finanziari alla volontà di un’azione solidaristica del risparmiatore.

Una vera e propria rivoluzione insomma, che troverà (come ci auspichiamo oramai da tempo) la sua piena legittimazione nei decreti attuativi della riforma del Terzo settore, ambito consolidato di sviluppo per e delle nostre comunità.

L’impresa sociale riveste quindi un ruolo primario, ed ormai è chiaro come vi siano realtà fatte da “privati” che, con la giusta combinazione di risorse, sono in grado di produrre un impatto sociale che fa la differenza nell’ecosistema in cui viviamo.

Dobbiamo cambiare sguardo! Sono certo che il fundraising ha bisogno delle tecniche del marketing per costruire la propria cornice di strumenti ed operatività, ma allo stesso tempo queste non sono sufficienti a garantire il successo della propria sostenibilità.

Sempre di più il donatore (persona) desidera vedere e toccare con mano come l’euro donato a quel determinato ente si sia moltiplicato a favore di beneficiari che nessun altro riesce a raggiungere in quella modalità.

Vi sarà una forte “selezione naturale” che vedrà andare avanti e crescere nel loro sviluppo organizzativo solo le realtà del terzo settore che saranno in grado di lavorare non solo sul fundraising ma anche sul mix di azioni e strategie da mettere in atto per assicurarsi una sostenibilità generativa.

Ad ogni corso dico sempre che “non dobbiamo vendere nulla a nessuno” dobbiamo solo coinvolgere i donatori su quello che il nostro lavoro di imprenditori sociali genera: un valore sociale unico e non sostituibile!

Se quindi questo è vero, come nuovi manager della sostenibilità ed ancora un po’ fundraiser, è facile comprendere come pur non disponendo di grandi budget per promuovere campagne, dobbiamo smettere di lamentarci e applicare una vera innovazione sociale. Come? Attraverso un nuovo ciclo di vita del nostro lavoro: non ri-partire dal marketing mix ma dall’impatto sociale generato!


Per saperne di più

Andrea Romboli sarà tra i docenti del corso Fundraising per l’Impresa Sociale che si terrà a Forlì il 27 e 28 giugno 2019 e permetterà ai partecipanti di individuare nuovi strumenti per la‪ sostenibilità delle loro cooperative e dei loro progetti.

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