La cultura tradita dal 5 per 1000

Articolo di Martina Bacigalupi (Direttrice Fondazione De Gasperi e docente Università di Bologna) e di Marianna Martinoni (Consulente ed esperta di fundraising culturale – Fondatrice di Terzofilo).

 

 

 

Dopo una lunga attesa sono usciti i risultati del 5 per mille relativi al 2022 che rivelano dati che meritano un’analisi puntuale soprattutto in merito agli enti esclusi da questo beneficio.

In particolare nell’elenco delle organizzazioni escluse dal 5 per 1000 anno 2022 risultano moltissime organizzazioni culturali, tra cui alcune tra le più prestigiose nell’ambito dello spettacolo dal vivo come l’Arena di Verona, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro San Carlo, l’Accademia Santa Cecilia, ma anche nel settore delle arti visive come la Pinacoteca Agnelli e molte altre.

Selezionando dall’elenco messo a disposizione dell’Agenzia delle Entrate le fondazioni culturali e le associazioni culturali e sommando le firme, emerge che sono oltre 9.000[1] i contribuenti che nel 2022 hanno deciso di destinare il proprio 5 per Mille a organizzazioni che culturali che non sono state ammesse al finanziamento.

Gli enti culturali e il 5 per 1000

Come è noto, il 2022 ha coinciso infatti con l’anno successivo all’attivazione operativa del nuovo RUNTS, il Registro Unico Nazionale degli Enti del Terzo Settore. L’11 aprile 2022 era la data limite per l’iscrizione degli enti a carattere privato non a scopo di lucro, presso l’Ufficio del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, anche per accedere ai benefici del 5 per mille 2022. Il 20 aprile 2022 è stato il giorno della pubblicazione degli elenchi degli aventi diritto sul sito web del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

A seguito di questa annunciata modifica, si sono aperti diversi scenari.

Qualcuno ha deciso di rinunciare del tutto al 5 per mille, che come sappiamo per molte realtà del settore culturale resta una forma di sostegno che porta risultati molto modesti rispetto a quanto accade in altri settori. Le cause sono da un lato per la scarsa propensione dei contribuenti italiani a destinarlo alle organizzazioni del settore culturale, dall’altro i limitati investimenti che vengono fatti per promuovere questo tipo di campagne.

Niente da fare per le Fondazione lirico sinfoniche, che ad oggi non possono entrare nel Runts in quanto controllate da Enti pubblici (qui si sta valutando la possibilità di un emendamento, ma per ora non è chiaro cosa accadrà).

Alcune organizzazioni culturali hanno deciso invece di trasformarsi in ETS ed entrare nel RUNTS assicurandosi la possibilità per i prossimi anni di essere tra i beneficiari del 5 per mille (il comparto abbinato al primo riquadro in alto a sinistra che oggi include il sostegno degli enti del Terzo Settore).

Chi ne aveva i requisiti ha richiesto la registrazione nell’elenco degli enti di ricerca o nel comparto dedicato alle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici[2].

Altre organizzazioni culturali hanno creato nuove scatole giuridiche, fondando ad esempio nuovi ets come le associazioni di amici di.

L’esclusione di alcuni enti culturali dal 5 per 1000

Dai dati a disposizione viene da immaginare che gli enti culturali presenti nell’elenco degli esclusi non abbiano compiuto nessuna di queste scelte, perdendo così più di 494.246 euro[3] di contributo.

Le conseguenze di questa esclusione hanno ricadute che non si possono ignorare sotto diversi punti di vista:

  1. dal punto di vista delle entrate, significa perdere un’entrata, messa in bilancio, e quindi non poter contare su importanti risorse dedicate a progetti e a nuovi pubblici.
  2. dal punto di vista dei contribuenti – sebbene il 5 per 1000 non sia definibile come donazione in quanto tale dal momento che non implica un vero e proprio esborso per il singolo cittadino – permette ai cittadini che scelgono di destinarlo di fare una scelta consapevole e contribuire concretamente alle buone cause in cui maggiormente credono. Questa esclusione quindi genera una dispersione di un numero considerevole di firme di cittadini che hanno scelto la cultura come proprio ambito di sostegno.
  3. L’ultimo fronte è legato alla evidente complessità del mondo non profit e del fundraising che richiedono nuove competenze, formazione e continuo aggiornamento. Il settore culturale sta esprimendo desideri e capacità di crescita nell’ambito della raccolta fondi acquisendo finalmente legittimità tra le buone cause.

È il momento di disegnare nuovi scenari assieme a professionisti per far sì che le potenzialità diventino opportunità concrete, senza il rischio di rimanere tra gli esclusi.

[1] Dati emersi da una nostra analisi sull’elenco degli importi attribuiti agli enti culturali esclusi dal 5 per 1000, ricavati dai documenti messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate.

[2] Destinato a enti senza scopo di lucro, legalmente riconosciuti, che realizzino, conformemente alle proprie finalità principali definite per legge o per statuto, attività di tutela, promozione o valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici e che dimostrino di operare in tale campo da almeno 5 anni, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e suoi istituti dotati di autonomia speciale.

[3] Dati emersi da una nostra analisi sull’elenco degli importi attribuiti agli enti culturali esclusi dal 5 per 1000, ricavati dai documenti messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Non perderti gli appuntamenti con i nostri corsi e i nuovi post del blog!