Fundraiser: il valore e l’impatto della formazione e le prospettive della Riforma

Abbiamo svolto un’indagine volta a rilevare il valore della formazione e le competenze indispensabili per chi lavora nella raccolta fondi e le principali tendenze di pensiero rispetto all’impatto che avrà la Riforma del Terzo settore sulla professione di fundraiser.

La survey ha coinvolto i partecipanti ai corsi di The FundRaising School degli ultimi 3 anni (2015-2017), il campione è composto per la maggior parte da donne (68,3%) di età compresa tra i 35-50 anni (55%) e provenienti prevalentemente dal Nord-Est Italia (40%).

La quasi totalità dei rispondenti (97%) lavorava al momento della frequentazione dei corsi di The FundRaising School. Di questi, la maggior parte (55%) lavorava in un’organizzazione non profit, mentre il 22% erano liberi professionisti.

A seguito del percorso formativo 8 rispondenti su 10 hanno dichiarato di lavorare nella stessa organizzazione, chi ha cambiato si è mosso verso la libera professione o verso un’organizzazione operante in un settore differente. L’80% dei rispondenti che lavorano nella stessa organizzazione ha anche mantenuto lo stesso ruolo, chi ha cambiato ruolo ha dichiarato di aver migliorato la propria posizione.

Per il 70% dei rispondenti l’esperienza formativa è stata decisiva per il proprio lavoro.

Quali sono le competenze indispensabili per un fundraiser?

Secondo i partecipanti il profilo del fundraiser deve valorizzare 5 meta-competenze: competenze relazionali (ascolto, comunicazione), motivazione, lavoro in team, problem solving e creatività. Come sottolinea Paolo Venturi, direttore The FundRaising School: “Questa è la prova che per i professionisti della raccolta fondi la dimensione relazionale è centrale rispetto a quella prestazionale”.

L’indagine ha confermato un sentiment complessivamente positivo sulla Riforma del Terzo settore: 1 persona su 2 ritiene che avrà un impatto decisivo sulla professione di fundraiser in quanto riconosce il fundraising quale attività necessaria, e non residuale, per le organizzazioni non profit (37%) e perché introduce nuovi strumenti per l’attività di raccolta fondi (15%). Solo il 3% ritiene che avrà un impatto negativo, poiché complica e pone limiti all’attività di raccolta fondi.

Tra i nuovi strumenti introdotti dalla Riforma i più utili sono risultati essere l’aumento delle detrazioni e delle deduzioni per le erogazioni liberali destinate agli enti del Terzo settore (24%), le opportunità legate al social lending e all’equity crowdfunding (19%), la riforma del regime fiscale degli ETS (17%) e l’obbligo di redazione del Bilancio Sociale per enti con entrate superiori a 1 milione di euro (17%).

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