5×1000: più firme, meno fondi? Perché investire oggi nel Community Fundraising

Nel 2024, il paradosso si è compiuto: molti enti hanno raccolto più firme, ma meno fondi. A causa del tetto imposto al fondo complessivo del 5×1000, crescono le preferenze ma si riducono le risorse disponibili per ogni singolo ente. Una dinamica che ha sollevato una domanda legittima: ha ancora senso investire in una campagna 5×1000 oggi?

La nostra risposta è SI. E il motivo è semplice: il 5×1000 è molto più di una raccolta fondi. È una strategia di relazione, un gesto democratico, un’espressione di libertà e di partecipazione.

La firma non è il fine. È l’inizio di una relazione.

La firma del 5×1000 non è solo un atto fiscale; come ogni attività di fundraising, è una (potenziale) relazione. Un patto tra cittadino e organizzazione. Non basta “convincere” qualcuno a donare: bisogna metterlo in condizione di partecipare a un cambiamento condiviso.

Ovviamente ciò è vero, ma non necessariamente per tutti, né allo stesso modo. I risultati di Donare 3.0 – 2025 ci raccontano di una crescente diversificazione nei comportamenti di dono: accanto a chi dona in modo continuativo e coinvolto, ci sono anche modalità più rapide, individuali e non sempre orientate alla relazione, in particolare tra i più giovani. Questo però non è significato di disinteresse, ma una forma diversa di partecipazione: più orientata al risultato, più consapevole, spesso molto chiara nel suo posizionamento.

Ma anche in questo scenario il 5×1000 ha delle caratteristiche peculiari. Chi firma tende a farlo con costanza nel tempo, spesso per la stessa organizzazione, a segnalare un riconoscimento, una scelta che parla di fiducia (“un gesto silenzioso ma stabile”).

Il 5×1000 rappresenta uno spazio concreto di attivazione della community: è qui che la fiducia si esprime, che l’adesione prende forma, che le organizzazioni diventano infrastrutture sociali. Non si tratta più di chiedere solo “quanto puoi darci”, ma “in che modo vuoi stare con noi”. Ecco perché una firma, anche se non sempre vale molto in euro, vale moltissimo in termini di connessione, riconoscimento e prossimità — almeno in potenza.

Il Community Fundraising, in questa chiave, non è una tecnica, ma un dispositivo culturale. È ciò che consente alle organizzazioni di passare da una logica di raccolta a una logica di costruzione di senso e appartenenza.

Crisi del ceto medio e disuguaglianze: il contesto che interroga il fundraising

Oggi il 5×1000 si muove in un contesto profondamente cambiato. L’Italia sta vivendo una crisi strutturale del ceto medio, con un aumento delle fragilità economiche e una polarizzazione crescente tra chi ha e chi non ha. Le disuguaglianze non sono solo dati statistici: si riflettono anche nella capacità delle persone di partecipare alla vita sociale, di sostenere una causa, di firmare — e farlo consapevolmente.

In un sistema come il 5×1000, che si basa anche sul reddito imponibile, queste dinamiche hanno un effetto diretto: crescono le firme, ma diminuisce il valore medio di ciascuna. Questo non rende le firme meno importanti — al contrario, ne rafforza il significato simbolico e politico.

Una tendenza che si evidenzia anche nelle donazioni, che registrano importi più contenuti – soprattutto tra i giovani e nei canali digitali – ma con comportamenti più stabili e orientati alla fiducia.

Il fundraising come gesto democratico

Nel clima attuale, segnato da incertezza e disuguaglianze crescenti, la partecipazione civica rischia di ridursi a un esercizio formale o individuale. Ma proprio in questo contesto, il fundraising può e deve tornare a essere un gesto pienamente democratico: uno spazio in cui le persone possono esprimere ciò in cui credono, prendere parte a un progetto collettivo, sentirsi corresponsabili di un cambiamento.

Ogni firma per il 5×1000 è un atto di libertà e responsabilità condivisa. È un modo per esprimere fiducia, appartenenza, riconoscimento. È una forma di cittadinanza attiva che, anche attraverso un gesto semplice, afferma l’importanza del legame tra persone, organizzazioni e beni comuni.

Il 5×1000, infatti, non è solo uno strumento fiscale: è una leva di attivazione territoriale. Rafforza relazioni di prossimità, sostiene realtà locali spesso piccole ma generative, e valorizza la capacità delle organizzazioni di prendersi cura dei bisogni collettivi.

In questa prospettiva, il fundraising non è mai neutro: è sempre una forma di partecipazione pubblica, che alimenta democrazia, sussidiarietà e coesione sociale.

Investire oggi in una campagna 5×1000 significa credere che la libertà viva nella relazione, che la sussidiarietà sia una responsabilità condivisa,
e che i territori siano ancora luoghi dove il cambiamento può nascere, firma dopo firma.


 

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