Se fino a pochi anni fa il tema del fundraising toccava solo marginalmente le organizzazioni operanti nell’ambito culturale, oggi la drastica diminuzione del ruolo predominante dello Stato nel sostegno alle arti e alla cultura pone come tema di sempre maggiore attualità la ricerca di fonti di sostenibilità alternative a quelli tradizionali.
Dopo quasi un decennio di tagli alle attività, ai beni culturali e allo spettacolo dal vivo, gli investimenti pubblici in cultura nel nostro Paese continuano ad essere il fanalino d’Europa: lo 0,13% rispetto al Prodotto Interno Lordo. Negli ultimi 10 anni il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact) ha ridotto i finanziamenti del 27,4%, passando da 2.197 milioni di euro nel 2004 a 1.595 nel 2014.
A fronte di questo scenario le 443.208 organizzazioni culturali, ovvero il 7,3% delle imprese nazionali, stanno legando sempre di più la loro esistenza a nuove politiche di sostenibilità per ridurre la dipendenza dal finanziamento pubblico, come il fundraising. (Fonte: Rapporto Io sono cultura – 2015)
L’ultimo Rapporto di Federculture conferma anche un crollo delle erogazioni liberali (-19%) e degli interventi delle fondazioni bancarie (-12%). Le organizzazioni culturali si trovano oggi a tutti i livelli a fronteggiare uno scenario radicalmente mutato, per affrontare il quale è necessario di nuove competenze e soprattutto di un rinnovato approccio verso i pubblici esterni.
“La Riforma Franceschini, introduce ufficialmente nuove professionalità accanto ai Direttori dei Musei, che saranno affiancati da un responsabile dei rapporti con il pubblico che si occupa anche del reperimento dei fondi e del marketing – ricorda Marianna Martinoni, coordinatrice insieme a Martina Bacigalupi del corso – la vera sfida sarà ora inserire figure professionali che possano svolgere questo ruolo nelle tante realtà diffuse su tutto il territorio nazionale in modo strategico e continuativo nel tempo”.