Privacy, nemicamica di ogni buon fundraiser

Oggi ho deciso di lanciarmi in un argomento abbastanza ostico, che solitamente è demandato all’ufficio legale, quando se ne dispone, oppure al consulente giuridico… la “privacy”!

Per il fundraiser, c’è poco da dire, la “privacy” è ormai una certezza, sa di dovercisi misurare, la guarda anche con un certo scetticismo, ma non può farne a meno se vuole agire secondo le regole.

La “privacy” è una questione complessa, che qualsiasi ente non profit e, ancor più nello specifico chiunque si interessi o gestisca attività di direct marketing, deve necessariamente considerare. Perché dunque condividere con voi questo argomento, diciamolo pure, un po’ noioso e spesso controverso?

Perché la famosa Legge del 30 giugno 2003 n. 196, in materia di “Codice sulla protezione dei dati personali”, soprattutto l’articolo 23 a cui tutti ci riferiamo quando contattiamo i nostri donatori o potenziali tali, dal 2018 sarà considerata ufficialmente superata. Mi chiedo quanti di noi siano informati a riguardo e, quindi, quanti di noi e quante organizzazioni si stiano in proposito attrezzando.

Dal 24 maggio 2016, infatti, è entrato in vigore il nuovo regolamento privacy UE in materia di protezione dei dati personali.[1]

Ed è bene tener presente che non si tratta di una direttiva, che necessita di recepimento da parte degli Stati membri, ma di un regolamento UE ovvero di un provvedimento immediatamente esecutivo. Per fortuna avremo ancora un po’ di tempo per adeguarci, l’obbligo di applicazione del nuovo Regolamento è infatti previsto a partire dal 25 maggio 2018[2].

Ma cosa cambierà nel passare dal Codice privacy italiano al nuovo Regolamento europeo e cosa si dovrà fare?

Cito direttamente un articolo del Sole 24 Ore:  “le linee guida, alla cui elaborazione il garante italiano ha attivamente partecipato, riguardano il “responsabile per la protezione dei dati” (Data Protection Officer – Dpo), il diritto alla portabilità dei dati, l’”autorità capofila” che fungerà da “sportello unico” per i trattamenti transnazionali[3].

Invito tutti ad approfondire le linee guida per comprendere meglio il cambiamento in atto. A mio parere un passo in avanti in tutti gli ambiti in cui una persona, sia che indossi il cappello di cittadino che quello di donatore, si troverà a relazionarsi.  Questi in fondo sono i tempi in cui il settore dell’informazione è un settore interessato da una continua evoluzione e da una rilevante importanza sociale, in cui la “rivoluzione digitale” ha sconvolto le categorie di pensiero più tradizionali e prodotto talvolta anche dei risultati poco edificanti.

Non possiamo proprio noi, che operiamo nel non profit e che ci occupiamo quotidianamente di “sociale”, arrivare ultimi in questa sfida. Vi esorto e ci esorto tutti a prendere il toro per le corna e ad attrezzarci al più presto, individuando anche, laddove ce ne fossero, le opportunità che il nuovo Regolamento ci offre.

[1] http://www.garanteprivacy.it

[2] http://www.agendadigitale.eu/infrastrutture/nuovo-regolamento-privacy-ue

[3] Prime linee guida dei garanti europei – Privacy, nuovo regolamento Ue, Il Sole24ore 20 dicembre 2016 di Enrico Bronzo


Cristina Delicato è responsabile ufficio fundraising dell’Università Campus Bio-Medico di Roma  e docente del corso base “Principi e Tecniche di Fundraising”.

 

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