Fare Fundraising significa anche occuparsi della Cultura Organizzativa?

Non lasciamo spazio a false speranze, la risposta è più sì che no…ma capire il “quanto” debba farsene carico il fundraiser è tema tutt’altro che risolto.

Occuparsi del fundraising, inteso non come mera implementazione di tecniche, significa anche dover fare i conti con quella che viene definita cultura organizzativa.

Come ben descrive Paolo Venturi “…il fundraising, inteso come partecipazione, traguarda la singola buona causa e si spinge come strumento di un nuovo ben-essere” e “… il senso del fundraising e la sua più grande innovazione: tenere insieme beneficiario, donatore e società”. Per fare questo fundraising l’organizzazione deve essere pronta a ri-mettersi in gioco e farlo significa inevitabilmente rimescolare le carte anche nell’acqua alta.

Spesso nella letteratura delle discipline che studiano la dimensione organizzativa si fa riferimento all’immagine dell’iceberg per rappresentare quanto il 90% di parte sommersa influenzi in maniera profonda le scelte che vengono prese nel restante 10% che emerge; cultura, clima interno e identità, ad esempio, sono elementi di studio che non possono essere ignorati nell’analisi interna di un’organizzazione. Pensiamo a quanto questo sia ancora più vero quando quelle organizzazioni sono Organizzazioni Mission Oriented.

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Ma cosa c’entra questo con il fundraising? Purtroppo, per i fundraiser, c’entra!

Le dinamiche organizzative che stanno nella parte sommersa dell’iceberg influenzano la definizione di un piano di sviluppo, la comunicazione, le relazioni, il posizionamento dell’ONP nella comunità di riferimento. E lo fanno senza risparmiare nessun livello.

Questo per dire che un buon piano fundraising che viene elaborato solamente (e in certi casi potrebbe comunque essere un buon inizio!) entrando e uscendo da riunioni con gli organi direttivi, ma che non tiene conto, quantomeno nell’ordine di idee, che un mare profondo esiste e che prima o poi andrà esplorato, non può contenere tutti gli elementi per un presupposto di successo.

Il ruolo di chi opera nell’area marketing sociale – e si occupa quindi in sintesi di fundraising, comunicazione e people raising – se riesce ad avere consapevolezza, ad indagare e lavorare anche sulle leve che agiscono nella parte sommersa dell’iceberg poi ne coglierà i frutti. Frutti che non sono unicamente legati a dati quantitativi, ma anche e soprattutto qualitativi: appartenenza, coinvolgimento, motivazione, costruzione dell’identità… empowerment.

Di contro, ignorare il sommerso porta, spesso, a dover fare i conti con una scarsa o assente partecipazione sociale, una residuale motivazione a ingaggiarsi nelle attività di comunicazione e raccolta fondi, spaccature generazionali (volontari/soci storici e nuovi) e di visione, scelte sbagliate della governance, piani di sviluppo costruiti su obiettivi non reali e non condivisi che poi innescano tipicamente attività di fundraising lontane dalla realtà organizzativa e quindi fallimentari sul medio lungo periodo.

Succede quindi che il fundraiser fallisca, anche se ha pianificato bene e implementato altrettanto bene le tecniche del manuale…

L’organizzazione è un organismo vivente complesso. Quelle non profit poi, hanno una dimensione di bellezza e di potenzialità esplosiva, ma vanno vissute nella loro totalità. È compito del fundraiser? Certo non solo suo, ma altrettanto certamente forse non può non occuparsene.

Anche gli iceberg seguono il principio di Archimede!

“…un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del fluido spostato…”

Nel linguaggio della fisica il peso è una forza … nel linguaggio del fundraiser forse si tratta di valutare quanto peso dare alla forza che la cultura organizzativa esercita nel proprio lavoro e soppesare il giusto sforzo per fare in modo che il fundraising agisca come leva di crescita prima di tutto verso l’interno per poter essere poi catalizzatore di un processo di vero cambiamento.


Catia Drocco è docente del corso “Fundraising Management” e “Principi e tecniche di Fundraising per gli Enti Ecclesiastici e Religiosi”.

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