Dono e donazione: concetti diversi ma connessi

Se l’esperienza che facciamo dell’uso del denaro è tutta legata ad aspettative connesse ai benefici del consumo e non al valore d’uso – ossia ad un fine -allora è inevitabile, che lungo il binario di questo calcolo utilitaristico “costi-benefici”, il tema della donazione rischi di perdere la sua vera consistenza.

Se prevale una logica “contrattualistica”, il tema del “donare” verrà inevitabilmente letto in uno schema che lo qualificherà come mera privazione di risorse. Se il consumo diventa una forma attraverso cui costruire la propria identità, ossia passa attraverso un’esperienza di senso, allora i giovani saranno attratti da ciò che li trascina in quella direzione.

L’identità, oggi, si costruisce lungo due direttrici: o attraverso il consumo o attraverso l’esperienza.

Il dono, quando è ridotto a spesa (consumo), viene di fatto mortificato. Quando, invece, educhiamo e ci educhiamo a leggere il dono come forma di esperienza e, in particolare, di esperienza non strumentale dell’altro, allora il dono diventa una modalità straordinaria per costruire identità.

Il dono è una relazione e la donazione è l’oggetto di questa relazione.

Se la donazione non entra in una logica di dono, rimane un’azione strumentale che non arricchisce l’identità dei soggetti che ricevono. Non si fa dono. Non possiamo prescinderne perché, se così stanno le cose, la cultura, l’uso del denaro, il risparmio, il corretto rapporto con gli investimenti, nascono già corrotti.

Che cosa diventa il dono in un contesto segnato da contrattualizzazione e dalla logica degli incentivi? Scompare.

Non è un caso che da una recente ricerca emerga che il 58% degli adolescenti dichiari di non aiutare mai la propria famiglia: è segno di una strumentalità strisciante, di relazioni schiacciate da una logica prestazionale e contrattuale.

La donazione diventa infatti generativa quando è preceduta da un dono.

L’esempio classico è quando un ragazzo dona un mazzo di fiori a una ragazza. Il mazzo di fiori non coincide col valore del “bene” che è immensamente più grande.

A dimostrazione che dono e donazione non sono la stessa cosa e che la donazione diventa autentica quando è segno di una relazione che la precede.

 

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