“Scusa non ho capito, ma tu che sei un fundraiser cos’è che fai tutto il giorno?!”
Perché i tuoi colleghi che lavorano in organizzazione hanno un mansionario definito e alcuni hanno anche un ruolo definito in un organigramma vero e proprio; mentre tu sei quello che non si sa bene dove debba stare.
Al di là dagli aspetti organizzativi, la dimensione vera del problema in molti contesti esiste e si materializza in particolare in riferimento alla mancanza di chiarezza di chi debba valutare il lavoro del fundraiser.
Che sia questo una risorsa interna all’organizzazione o un consulente esterno, troppo spesso ci dimentichiamo di definire modalità e tempi del suo lavoro: pianifichiamo le attività di raccolta fondi, scriviamo, discutiamo e approviamo un piano fundraising fatto secondo manuale, ma non definiamo come lavorare per implementarlo.
Possiamo ormai (si spera) sdoganare la visione di fundraiser che ha come unico parametro di valutazione la quantità di risorse economiche che porta all’organizzazione e vederlo come un catalizzatore di molteplici risorse da investire nella mission per perseguirne gli obiettivi.
La corretta definizione e legittimazione del suo lavoro è fondamentale, non tanto per una questione di diritti o di principi, ma perché una delle prime cause di fallimento del fundraising è proprio la debolezza del ruolo del fundraiser all’interno dell’organizzazione dettata dalla mancanza di fiducia – o del il tempo necessario per potersela conquistare, dai tagli agli investimenti in comunicazione, dall’isolamento dal resto dell’organizzazione, dal rifiuto ad accedere al capitale relazionale del board prima ancora che al database istituzionale, dalla totale assenza di un piano di sviluppo da poter seguire nell’orientare il suo lavoro.
Tanto per citare alcuni esempi pervenuti negli ultimi tempi da novelli fundraiser.
Soprattutto nei contesti organizzativi in cui il fundraiser si inserisce per la prima volta, andrebbero definiti almeno i presupposti basilari:
L’elenco in teoria va avanti, ma in alcuni contesti sarebbe già più che soddisfacente se almeno questi aspetti fossero delineati.
Aspetti scontati se nella dimensione organizzativa il fundraiser è un ruolo già sedimentato nella visione collettiva degli altri attori, ma troppo spesso ignorati se il fundraising si innesta ex novo e magari anche con un po’ di affanno e in urgenza nel ricercare risorse.
Nel confronto con chi ha iniziato da poco questa professione e nel dialogo con i molteplici enti del Terzo settore che stanno iniziando ad innestare il fundraising nel proprio contesto, dovremmo iniziare a parlare un po’ di più del fundraiser che viene chiamato in causa spesso, ma raramente con consapevolezza di cosa possa fare, quali competenze debba avere e quali miracoli non possa (ancora) compiere.
Catia Drocco è docente del CORSO BASE Principi e Tecniche di Fundraising che si terrà a Bertinoro (FC) dal 18 al 20 marzo 2020.
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