Tra aste, block chain e viralità, la raccolta fondi corre sul digitale

Per la prima volta dopo più di mezzo secolo, quest’anno gli americani non vedranno Telethon in tv. Dopo aver raccolto oltre due miliardi di dollari, la maratona benefica in favore della Muscular Dystrophy Association – imitata in mezzo mondo – ha lasciato il campo alle donazioni sui canali digitali.
Perché lì confluiranno i maggiori flussi di donazioni. L’anno scorso, negli Stati Uniti le donazioni online sono cresciute del 6,7% sul 2014 (secondo dati Blackbaud) e circa il 14% sono state fatte da mobile. Una tendenza che fa capolino anche in Italia e che oggi rappresenta anche un’opportunità per le organizzazioni non profit: innovarsi per instaurare un rapporto stabile ed efficace con il donatore che chiede sempre più coinvolgimento, trasparenza, semplicità nella donazione.

Le donazioni USA

 

 

FIDUCIA E IMPATTO
«Uno dei primi ostacoli alle donazioni dichiarato dalle persone intervistate è la scarsità di fiducia – spiega Alice Corinaldi, direttore di Do Solidale, che ha lanciato a settembre l’app Hug Tap to donate -. Donerebbero di più se ricevessero informazioni adeguate».
È quello che intende fare l’applicazione con aggiornamenti costanti sull’avanzamento dei progetti e su come vengono investite le risorse, passo dopo passo. Di fatto un sistema di tracciamento che consente non solo la rendicontazione ma la valutazione dell’impatto reale creato con gli interventi finanziati. Do Solidale peraltro seleziona le onp sia con un indice di trasparenza (è necessaria la certificazione da parte di un ente terzo o per chi non è certificato una revisione contabile esterna) sia con la garanzia che il 70% della raccolta sia effettivamente destinato al progetto. Oggi collabora con 18 onlus, per un totale di 15 progetti chiusi. Finora Hug ha raccolto 95.584 euro.

le donazioni i comportamenti degli utenti web che decidono di donare

 

TECNOLOGIE PEER TO PEER
Per ingaggiare potenziali donatori si svilupperà REBot Donation made easy. Sfrutta i “bot”, un programma di Facebook che consente di interagire via chat con gli utenti in maniera automatizzata, dando loro tutte le informazioni sui progetti. Poi li indirizza al Paypal della charity a cui si vuole donare. Di fatto è una guida automatizzata e sicura alla donazione, a vantaggio delle piattaforme di fundraising.
Inoltre, in caso di emergenze c’è la possibilità di ingaggiare una community di donatori attivi. La soluzione, che gode del supporto di Paypal, è stata studiata al Techfugees di Torino, l’hackaton che per la seconda volta in Italia chiama a raccolta sviluppatori, onlus, designer a favore di soluzioni tech per i rifugiati. Lì lo scorso weekend – grazie a Benedetta Arese Lucini e al Consorzio Toplx – era presente come partner tecnico Helperbit, la startup che sfrutta la tecnologia blockchain nei settori dell’assistenza umanitaria e assicurativo, migliorando la trasparenza e riducendo gli intermediari grazie a un sistema di donazioni peer to peer. Waste Your Soul – l’altra idea selezionata che ha vinto una consulenza al centro ricerche Motorola a Berlino- è un charitygram che converte la felicità in energia sociale. Si pubblicano a pagamento foto e video su un’app, a ogni contenuto corrisponde una donazione via Paypal. La donazione viene segnalata con un marchietto sulla foto e quindi sfrutta la viralità nella community. «La sfida che abbiamo lanciato all’hackaton – spiega Giovanni Visone, direttore comunicazione di Intersos, organizzazione umanitaria presente nelle zone di crisi tra Africa e Medioriente – è quella di andare oltre l’sms solidale. È uno strumento che ha una sua forza ma non può essere l’unico. Inoltre nei contesti di emergenza, quando la spinta emotiva è forte, come facciamo a massimizzare la donazione via web? È fondamentale per le ong, perché non possiamo investire tanto in comunicazione, sottraendo risorse agli investimenti sul campo».

 

 

Solidarietà la disponibilità a aiutare sconosciuti

 

ENGAGEMENT

A doversi innovare sono soprattutto quelle onp di piccole e medie dimensioni che non possono contare su visibilità di giganti come Unhcr o grandi organizzazioni come Save the Children o ActionAid. «Per trasformare l’utente in donatore è necessario lavorare molto sull’integrazione dei diversi canali, considerando che ciò che fa la differenza è mostrare l’impatto ed emozionare» spiega Paolo Ferrara responsabile del fundraising di Terre des Hommes, che raccoglie circa 17 milioni di euro all’anno di cui tra i 4 e i 5 milioni da privati. La fondazione italiana attiva nella protezione dei bambini sta sperimentando a tutto tondo. Oltre ai canali tradizionali, esplora nuove possibilità. Con la piattaforma CharityStars ha raccolto 100mila euro, attraverso la battitura d’asta di PlayStation Vintage edition messe a disposizione da Sony. Con il personal fundraising in collaborazione con la piattaforma Rete del Dono. Con Hug, in occasione del terremoto in Ecuador. «Ora stiamo pensando a una modalità simile al crowdfunding sulla nostra piattaforma» aggiunge Ferrara.
Secondo l’indagine Doxa Donare3.0, la quota di coloro che dichiarano di aver donato online con il crowdfunding per un progetto di solidarietà sono passati dal 13 al 18%, tra il 2014 e il 2015. Tendenza che si conferma nei dati di Rete del Dono che ha avuto un incremento nel crowdfunding dai 96mila euro del primo quadrimestre 2015 ai 172miia dello stesso periodo del 2016. «Attraverso il crowdfunding la community partecipa al progetto e con i social media si può fare una rendicontazione aggiornata che vada oltre i termini della campagna» spiega Valeria Vitali, fondatrice di Rete del Dono, la piattaforma che raccoglie più di tre milioni di donazioni, coinvolgendo 53mila donatori e beneficiando 310 non profit.
L’altra modalità emergente di coinvolgimento è il personal fundraising. Così, per esempio, le donne di Pink is good diventano loro stesse fundaraiser, assieme alla Fondazione Veronesi, partecipando alle maratone e testimonial della lotta contro il tumore al seno. «Le persone si impegnano in prima persona – aggiunge Vitali – e le onlus trovano modalità di distinguersi e quindi di farsi notare». Perché di fronte a una comunicazione sempre più standardizzata catturare l’attenzione dell’utente e trasformarlo in donatore è un’impresa.
Per esempio puntano sul coinvolgimento di testimonial piattaforme come Charity Stars che mette all’asta cimeli ed esperienze fuori dal comune. Oppure Wishraiser che lancia concorsi a estrazione: si può partecipare con diversi livelli di donazione dai 5 euro in su ma chiunque può vincere: così il calciatore Leonardo Bonucci ha portato a casa 43mila euro a favore della propria onlus mettendo in palio l’ingresso alla partita e una cena con lui.

la propensione a donare è stabile

 

 

presidio digitale donatore mobile

la propensione a donare è stabile

 

Articolo di Alessia Maccaferri pubblicato su Nòva Il Sole 24 Ore (29 maggio 2016)


 

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